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Quest’episodio che per alcuni potrebbe esser descritto a “spallucce” fregandosene, per me è lo “Spirito CronoTrail: partire assieme ad un ora umana ed aver alta considerazione per quanti condividono la nostra stessa passione.

 Pescantina

Alto, bel fisico e zero capelli. Un uomo  senza nome con un sorriso malinconico da persona onesta, edificante (solo i gaudenti  san ridere a tutta bocca); uno di quelli che parla solo se strettamente necessario e sempre con poche parole. Non ha un nome e neanche un numero ma per noi era il “75”. Non ha un nome solo perché non lo dirò, agli austeri non piace mettersi in mostra. Si è fatto sobriamente notare in due occasioni, le più significative : alla partenza ed all’arrivo.

 

Alla partenza perché, finalmente qualcuno è arrivato tardi; e diciamola tutta, ormai non sopportiamo più quelli che arrivano alle 7.00 anche se a volte siam noi stessi (per questo ci da fastidio quando lo fanno gli altri) che quando dobbiam tornar presto, perché  c’è il battesimo della nonna o la cresima del vicino magrebino (teorie semantiche), corriamo in sordina al levar del gallo.

Il 75 arrivando tardi è partito senza pretese ma soprattutto senza numero. S’è iscritto alla bersagliera con me al fianco in “allungo” che scrivevo il nome sulla cartelletta. Poi, s’è fatto notare con altrettanta misura all’arrivo, quando dopo la salitella “spacca gambe a monte argine” con muso turbato mi ha detto: “ho chiamato i sommozzatori”. Lì per lì l’ho guardato, sembrava aver perso la “ghirba”, ed ho pensato che fosse appena tornato da  Sharm en Sheik ed aveva avuto un’allucinazione.  Poi, dopo tre decimi di secondo, ho realizzato che forse era grave, non lui ma quel che voleva raccontarmi tutto trafelato.

Qualcuno poteva esser caduto nell’Adige. Fortunatamente così non era (comunque ci tengo a dire che, come pochi sapranno, il Gruppo la RUSTICA per la sicurezza dei partecipanti durante la manifestazione U.M.V. oltre alle ambulanze ha attivo un servizio sommozzatori). Era più semplicemente caduta una signora. Inciampata, aveva cozzato a terra ed il nostro “75”, incurante della gara ma non della sfortunata, era andato in cerca di qualcuno che potesse assisterla.

Quest’episodio che per alcuni potrebbe esser descritto a “spallucce” fregandosene, per me è lo “Spirito CronoTrail: partire assieme ad un ora umana ed aver alta considerazione per quanti condividono la nostra stessa passione. Badate bene, non è retorica.
Voglio crederci. E speriamo che, solo per questa volta (altrimenti suona sinistro), come sembra aver detto Giulio Cesare negli Idi di Marzo: “sia impossibile non finire per essere come gli altri credono che uno sia”.

 

Simone Cartom Crema