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Tutto bene a Monteforte? No di certo. Tutto male a Monteforte? Nemmeno!  Allora com’è andata?

alessandro grando

Tra qualche recriminazione per le inevitabili imperfezioni e molti meritati elogi per lo sforzo complessivo, mi sento di promuovere gli organizzatori, seppure anche a me è parso che quest’anno in particolare, i “turisti” abbiano intralciato più del lecito noi podisti della Mezza.  I cartelli di avvertimento abbondavano, ma chi cammina, chiacchierando magari, non li legge e tanto meno li rispetta… So che ci sono anche stati problemi per raggiungere il paese e per parcheggiare.

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Domenica 29 novembre 2009 si correrà la Firenze marathon. Per accompagnare i pensieri ...agitati, più e diversi, dei quanti avranno la fortuna di parteciparvi, vi ricorro i 42 km 195 mt. del 25 novembre 2007!

Costa - Firenze Marathon 07

Correre la maratona nella "mia” Firenze, un sogno! Arrivammo dopo un viaggio in macchina in compagnia di Igor, la sua Francesca e mio fratello Enrico detto "Buitre"; insieme ad un bagaglio carico di  tante belle aspettative. Avevo prestabilito tutto: prenotazione della pensione "offerta" dalla promo – hotel, legata all'iscrizione della maratona. Scelsi la più economica, intanto era solo per pernottare. Prenotai anche in trattoria alle porte della città...tutto prestabilito, organizzato ...e così fu.

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Convinto che il pre gara abbia la sua importanza, sabato sera decido di dormire sul divano (per la felicità di mia figlia Francesca a cui cedo il posto nel lettone) ed evitare di essere coinvolto nel pasto notturno del piccolo Alessandro. Questa volta sono ben preparato e (quasi) certo di poter centrare l'obbiettivo di scendere sotto 1.24. Nella sede Fò di pe campeggia da giorni alla parete, un foglio scritto e firmato sul tempo dichiarato (1.23.59) per la mezza di Crema, che divide i soci in tifosi, e iettatori. Sono le 2.30 circa, quando nel cuore della notte vengo bruscamente svegliato da un frastuono. Nel togliere dal frigo il byberon per la creatura, l'incauta moglie urtava la pirofila colma di tiramisù (infatti mi ha fatto"tirar sù" dal divano) facendola cadere rovinosamente a terra. Un breve, ma vivace scambio d'accuse sulle responsabilità: secondo me, lei l'aveva riposta malamente, secondo lei, io, nell'estrarre un vasetto di yogurt ne avrei modificato gli equilibri, non cambia comunque la sostanza, lei se ne va col byberon, io resto con straccio e paletta. Vedere tutta quella "crema" spiaccicata a terra non è di buon auspicio. Riesco malgrado tutto a riaddormentarmi, e alle 6.45 sono in piedi. Appuntamento alle 7.15 a Zanica con "Battiato" anche lui a caccia del personale.

Tutto ben organizzato: parcheggio, consegna pettorali e borse all'interno di un parco alle porte della città, adiacente a partenza ed arrivo, bagni e docce nelle vicinanze. Solo il borsone (pacco gara) pareva in un primo momento misero e spartano, per aquisire succesivamente simpatia viste le ridotte dimensioni, consone con gli spazi liberi del mio armadio.

Prima della partenza cerco qualche compagno d'avventura ma, l'unico che conosco, Sigismondi dei Runners BG viene da un lungo infortunio e punta a 1.25/1.26.

Si parte, nei primi chilometri sono accompagnato da pessime senzasioni, entrambe le parti posteriori delle cosce sono contratte e fatico a far girar le gambe. Al 4km passo in 16.20 e decido ti aumentare il passo, le gambe finalmente cominciano a girare e nei km successivi recupero posizioni e morale. Verso l'ottavo raggiungo e supero Sigismodi che già al 2km mi era sgattaiolato via. Al 10km sono un orologio svizzero e passo in 40 netti, si tratta di limare una trentina di secondi nella seconda parte, e sto già correndo sotto il 4 da alcuni km. Corro da solo e mi pongo come obbiettivo ogni podista che mi precede. Al 13km il primo segnale, un gatto nero attraversa la strada e mentre l'atleta di fianco impreca, il felino si ferma un attimo e mi lancia un'occhiata fugace come se volesse dirmi: "tranquillo non porto sfiga" annuisco e proseguo. Effettuo diversi sorpassi (senza subirne alcuno) verso il 17km la stanchezza comicia a farsi sentire (il Garmin mi da un leggero vantaggio, la realtà impone un finale da mezzofondista ) ma sono comunque speranzoso. Il prossimo obbiettivo sono un non vedente ed il suo accompagnatore (sinceri complimenti ad entrambi), che fatico moltissimo a raggiungere e non riesco a staccare. Mi sento una m.... quando, per prendere vantaggio taglio netto una curva e punto al prossimo avversario. Sono al 19km, decido di non guardare il crono e dare comunque tutto. Davanti vedo un gruppetto, ma è irraggiungibile, solo una ragazza mi sembra stia perdendo terreno, è il mio ultimo obbiettivo, se raggiungo lei, mi dico, è fatta. L'ultimo km si snoda nel centro storico della città e l'incitamento del pubblico aiuta a superare la fatica ( negl'ultimi 2km, un giro di boa ed alcune curve a novanta spezzano ritmo e gambe) la ragazza è sempre più vicina, sono alla canna del gas, l'ho quasi raggiunta e puntuale ecco la mazzata, intravedo il display del crono 1.24.01, effetuo il sorpasso e chiudo in 1.24.19. Pochissimi secondi dopo arriva anche Sigismondi, che mi tampinava dall'8km, Battiato chiuderà in 1.37.01 stabilendo il proprio personale. Nonostante sia personale anche per me, sono profondamente deluso.

 

Crema

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In un clima da corsa ciclistica di una classica delle Ardenne, Fiandre o Liegi Bastogne Liegi, si è corsa domenica 15 novembre, la seconda edizione del Trail di Portofino.

Trail di Portofino

Simile per le condizioni meteorologiche, paragonabile per durezza del percorso e somigliante per superficie battuta. Infatti il clima umido, pioggia, vento forte a tratti, dislivelli fulminei, settori di pavè scivolosi e fangosi, veri “muri” di pietra hanno immedesimato la corsa a piedi con la corsa coi piedi a pedali. La manifestazione ha richiamato trailers da tutta la penisola, grandi numeri cresciuti esponenzialmente sommando le altre due opzioni gara: la mini marcia di 4 km e...

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“Ogni maratona è diversa, ognuna è una storia a sé. Non dico in negativo, ognuna ti dà qualcosa di unico, che poi diventa un bel ricordo che ti arricchisce. Per me, se la porto a termine domani, sarà la trentesima. All’arrivo di ognuna delle passate mi sono sempre commosso come per la prima”.

venicemarathon 09

Queste le parole di un podista incontrato, come tanti altri, in bus, di ritorno da Parco S. Giuliano a Mestre. Qui era stato posto il Marathon Village, il luogo dove tanti figli adolescenti accompagnano e tengono a bada genitori scalpitanti, mentre ritirano i pettorali per la gara e si aggirano curiosi per gli stands, in un gioco delle parti invertito. La notte non riesco a dormire. Anche quella prima l’ho passata in bianco. Sono proprio agitata. Il mattino seguente mentre esco silenziosa dal buio della camera d’albergo mi giunge la voce di Beppe che credevo dormisse: “Vai piano …”

Sono tirata come una corda di violino.

E’ l’alba a Venezia. Il cielo è azzurro e rosa e si riflette nell’acqua. Nei canali solo qualche motoscafo di servizio per le edicole o gli alberghi. Sulle cime dei pali a cui vengono legate le piccole imbarcazioni qualche gabbiano si riposa osservandomi procedere per le calli. Niente turisti in giro, solo maratoneti.

Pian piano diventiamo una piccola moltitudine. Andiamo verso il Tronchetto per prendere l’autobus che ci porterà a Stra per la partenza. E’ come se avessi lasciato le corde vocali in albergo, non riesco a parlare con nessuno, se m’interpellano rispondo a monosillabi.

L’autobus si riempie subito, siamo accalcati l’uno contro l’altro.

La strada che percorriamo sembra non finire mai. Un podista di Roma non riesce a darsi pace, continua a dire: “Ma la dobbiamo fare tutta? Ma quando finisce?”

A Villa Pisani l’organizzazione è stupenda, è quella dei grandi eventi, con speaker, the caldo, spogliatoi e servizi igienici, camion per il trasporto indumenti, percorsi guidati che immettono nelle giuste gabbie di partenza.

I volontari ci coccolano, hanno le parole giuste per indurci alla risata che stempera la tensione …

Anch’io mi sciolgo pian piano, nonostante il pensiero fisso sia quello che oggi potevo starmene molto più tranquilla a casa a fare la calzetta, piuttosto che venire qui a corrermi una maratona …

In gabbia vicino a me gente simpatica. Si chiacchiera perché la voce mi è tornata, mentre partono gli hands bikers, le e i top runners. Poi toccherà a noi. In cielo un elicottero che ci riprende. Non appena gira sopra le nostre teste ci sbracciamo a salutare. Siamo in diretta tv, anche se per pochi minuti.

Poi lo sparo, e le gambe che impazziscono, vorrebbero correre, ma siamo in tanti, bisogna frenarle per un po’, tenerle a bada, sperare che poi lavorino bene, facciano il loro dovere …

Costeggiamo il Brenta. E’ verde e tranquillo nel suo scorrere, sembra quasi immobile. I paesini si susseguono bellissimi l’uno dietro l’altro, Fiesso d’Artico, Dolo, Mira, Oriago, con le loro splendide Ville Venete a raccontare storia, arte e cultura.

Ogni due chilometri e mezzo circa una band di ragazzi che suonano allieta il nostro passaggio. E’ il rock più bello che abbia mai sentito. A Dolo ci sono anche gli sbandieratori medievali in azione, e poi la gente … Ci aspetta assiepata ai lati della strada, trattenuta a stento dalle transenne. Ci fa forza, ci incita, sporgono le mani per darci il cinque, sia adulti che bambini, ci chiamano per nome, è scritto sui pettorali, non si stancano mai. Aspettano di vederci passare come nel mio paese si aspetta la Milano - S. Remo ciclistica, solo che mentre a Masone il passaggio si riduce ad un attimo qui i tempi sono dilatati. Questa gente è fantastica ad incitarci senza sosta proprio tutti.

Sento vicino a me l’arrivo di un gruppo. Mi faccio di lato. Tre o quattro carrozzelle di ragazzi sfortunati, che forse non sanno neanche cosa sta succedendo intorno, vengono spinte a turno da runners con la maglia bianca e azzurra. Mi prende il magone. Avevo visto cose simili in internet, ma lì spesso si mescolano finzione e realtà, qui è tutto vero, e quelli che mi hanno sorpassato sono angeli in carne e ossa.

Più avanti vedo un ragazzo di Ovada. E’ bello incontrare gente che abita vicino a te mentre si è lontani da casa. Chiacchieriamo per un po’, poi ci lasciamo, ora allunga lui, ora allungo io.

Mi diverto a leggere le scritte sulle magliette. “Chi ama corre” è la mia preferita, firmata S. Agostino.

Più avanti Marghera, poi Mestre e il parco S. Giuliano, dove sono stata il giorno prima.

Ce lo fanno girare in lungo e in largo, è enorme, si vede gente che corre ovunque, sembra non finire più. Ci sono anche tante famiglie con bambini venuti a godersi questo polmone verde.

Vedo in cielo qualcosa di strano. E’ un bellissimo aquilone scuro a forma di falco che vola vicino a noi. Visto in lontananza l’effetto è proprio quello del planare di un volatile. E invece alla fine del filo c’è un bimbo che sorride felice.

Vedo un Acqui Runner. Lo saluto. Lui guarda la mia canotta della Città di Genova e mi chiede se sono l’amica di Giovanni. “Sì, sono proprio io!” E il ricordo del comune amico, grazie al quale ho conosciuto la corsa, mi dà forza alla testa e alle gambe.

Arrivo ad un ristoro. “Mangia bene che poi hai il ponte …”

Il ponte … Me ne ero scordata! Dicono che sia il luogo della crisi, quel ponte che non finisce mai, con Venezia che si vede in lontananza e che resta sempre lontana …

Allora corriamoci incontro a quel ponte!

E’ lungo, vero, ma il lungomare che dai campi di calcio di Arenzano porta a Cogoleto, dove mi allenavo, era peggio!

Ci raggiunge piano piano un pullman rosso. Penso che sia strano che un mezzo a motore passi qui dove siamo noi. Alzo lo sguardo. Sopra ci sono gli atleti che si sono ritirati. Non parlano, guardano in basso, sono doloranti. Mi prende un po’ di tristezza infondo al cuore, meglio pensare alla gara.

Si entra in Venezia e tutto diventa magico. La laguna è uno spettacolo. I ponti si susseguono preceduti da cartelli che ne indicano il numero decrescente. I miei passi, posandosi sulle tavole di legno, le fanno sobbalzare facendo rumore, eppure mi sento leggera, mi sembra di volare … mi sto divertendo un sacco!

Il ponte più bello è quello di zattere che da S. Maria della Salute porta dritti a costeggiare piazza S. Marco e Palazzo Ducale. E’ il più lungo, ma la vista che si prende da lì allarga il cuore.

E’ di nuovo un chiamare per nome e un applaudire, ma la sensazione è che non siano solo semplici turisti quelli che ci incitano, sono gli accompagnatori al nostro seguito, quelli che sopportano il nostro alzarci presto al mattino, anche la domenica, il nostro tornare esausti, le nostre alzate d’ingegno quando abbiamo un sogno da inseguire … Stanno nell’ombra, ci accudiscono e ci fanno sentire protagonisti. Ascoltano all’infinito raccontare le nostre storie di corsa, fanno forza a noi e a chi come noi condivide le nostre fatiche, anche se non si conosce. Sono i primi spettatori di quella luce negli occhi che pervade il nostro sguardo al traguardo.

Ora ero prossima anche io al mio. Passare sotto l’arco blu fa sentire tutti vincitori.

Mi viene messa subito al collo la medaglia, ma le mie guance sono già solcate da lacrimoni caldi.

Piango come a Roma, forse un po’ più composta nel modo di farlo.

Cerco un angolino in disparte, per stare un po’ da sola.

Chissà se all’arrivo della mia trentesima maratona sarà ancora così, come per il signore di ieri …

 

Elisabetta Iurilli

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1^ edizione del Gran Premio delle regioni Piemonte e Valle d'Aosta 100 Km Ultramarathon.

ultratrail torino st vincent

Spalancando di buon mattino le persiane della mia stanza, l’odore dell’aria gelida e la brinata notturna mi riportano indietro al week end appena trascorso. Iniziato venerdì a sera inoltrata, quando in solitaria (è la prima volta) mi sono messo in viaggio verso  Sant Vincent; sede d’arrivo della 100 km gran premio delle regioni  Piemonte e Valle d’Aosta alla sua prima edizione. Un’ araba fenice, simboleggiante come la tradizione impone, “morte e rinascita”.

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