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Le gambe le quali, vada come vada ci "sostengono" sia nella vita di tutti i giorni, sia nel podismo, è il loro ruolo, sono il "motore della macchina umana". 

Dopo la testa (mente) ed il cuore (passione, volontà, determinazione etc.) ecco oggi il "terminale", le gambe. Dove i segnali dei primi arrivano e infondono i loro impulsi agli arti inferiori. Le gambe le quali, vada come vada ci "sostengono" sia nella vita di tutti i giorni, sia nel podismo, è il loro ruolo. Talvolta stanche ed arrabbiate non "ascoltano"…Vorrebbero "andarsene", ma sapendo che per compiere un'impresa, come concludere una maratona, serve la compattezza di "squadra"...

 

... allora desistendo dall'intento di "mollare" e si rimettono a disposizione. Dando tutto loro stesse. Spesso arrivando al punto di lasciarsi "trascinare"! Le gambe possono essere: lunghe affusolate, lunghe muscolose, lunghe e basta. Corte e tozze, corte e sottili, pelose e non, auspicando non lo siano almeno nelle donne. Nel podismo sono il "motore della macchina umana". Quindi estetica a parte devono essere potentissime!!!

 Gilberto Costa

 

 

Riflessioni di Elisabetta.

Ciao Gilberto
è stata una grande emozione ricevere il messaggio di un…
…hai le mie stesse passioni, corri e scrivi. Quello che mi mancava era il coraggio di parlare di me e di quello che provo in prima persona sul web…
Da qui al fatto che qualcuno potesse leggere i miei pensieri...
Che dire…
Sono particolarmente euforica in questo periodo: al pensiero di Roma si è unito quello della primavera che arriva. Ieri ho corso, dopo tanto tempo, nuovamente "in patria" e ho visto che lo spettacolo della natura sta cambiando: i ghiacci si sono sciolti e spuntano i fiori di campo. Sono tanti e minuscoli e infondono tenerezza…
Ti invio l'ultimo racconto della trilogia, forse c'è un po' una caduta di tono rispetto ai precedenti, ma per una donna parlare delle proprie gambe non è facile.
Poi ci sarà il gran finale ma... per ora lo voglio solo vivere e godere fino in fondo in ogni attimo!!!
Ciao, Betta


Le Gambe

Chiusa nel camerino di prova del piccolo negozio di sport dove mi rifornisco di abbigliamento tecnico guardo con orrore i pantaloncini dentro i quali Luciano, dopo un'occhiata rapida e "professionale", mi ha detto che dovrei entrare. Voglio bene a Luciano e al suo ottimismo. Sono i primi pantaloncini corti, anche se sono tre anni che corro.

Ho iniziato d'inverno, e correndo a Masone non c'è niente di meglio di una bella calzamaglia felpata all'interno. Quella volta però mi ero fatta accompagnare in negozio da mia madre che già trovava bizzarro il fatto che corressi, per di più con quella roba lì addosso così fasciante…chissà cosa si sarebbe detto in paese… Ma un podista fa sempre simpatia sia fra le donne che fra gli uomini e critiche negative in questi tre anni non ne sono arrivate, semmai un po' di curiosità e qualche fan ultra-ottantenne!

Poi d'estate sono passata "coraggiosamente" ai pinocchietto. Venti centimetri di gamba scoperti! Mia madre, tenuta accuratamente all'oscuro del mio nuovo capo d'abbigliamento per correre, beccatami per la strada, mi ha prontamente ricordato che sono madre di famiglia. E già pensavo a quante madri, vestite più pudicamente di me, facessero cose ben peggiori che correre per strada di prima mattina… Ma poi ci sono quelle dalla condotta irreprensibile, con quattro marmocchi per braccio, casa sempre in ordine, ravioli e arrosto la domenica dopo la messa, che ti rovinano la piazza e così ai suoi occhi mi sento, come al solito, la figlia degenere e ribelle, la peccatrice impenitente.

Ho corso tutte le gare estive con i pantaloni sotto il ginocchio ringraziando in cuor mio che la domenica lo start non fosse mai dopo le nove del mattino, dicendomi che in fondo più caldo significa più sudore e più dimagrimento… ma sono le solite scuse che ti racconti per addolcire la pillola. Credevo di morire la volta che ho corso una notturna a Firenze con la colonnina di mercurio che segnava 35 gradi!

Ma i pantaloncini… le mie gambe sono grosse, più giù di così non vanno, ormai tra dieta e sport penso di avere già raggiunto il massimo da loro. Il medico mi dice che potrei provare con l'intervento, ma infondo non devo mica diventare una velina, vanno bene così, sotto i ferri meglio finirci per qualcosa di serio. Si tratta solo di sapersi accettare, e noi donne siamo sempre ipercritiche verso il nostro fisico.

Guardo una rivista di corsa. In copertina una bella ragazza in shorts. Le gambe grosse come le mie. Eppure l'hanno messa in copertina. Sfoglio altre riviste sempre con lo sguardo sulle gambe delle podiste. Mi sento quasi un uomo… Mi rendo conto che la maggior parte delle donne che corrono ha gambe robuste ma muscolose e toniche, poca ciccia o quasi niente, ma ben diverse da quelle delle modelle. Ne parlo con mia figlia. Lei mi propone di "sentirmele", toccarle un po', così mi accorgerò finalmente che sono tutto muscolo, sono dure e sode anche le mie. E' vero, è come ha detto lei che studia anatomia.

Mi accorgo di voler più bene alle mie gambe imperfette.
Quanta strada mi hanno fatto percorrere in questi ultimi anni… i primi passi incerti con le scarpe sbagliate. Le sentivo affaticate al ritorno, dure e rigide dopo i primi allenamenti un po' presuntuosi, quando volevo correre, non camminare, ma ancora non riuscivo a farlo. Il mio percorso di allenamento inizia con una salita. Ricordo ancora la volta che l'ho fatto senza fermarmi. Gambe e polmoni alleati alla mente e guidati dalla mia grande forza di volontà. Mi sembrava di essere una novella Mennea. Che grande soddisfazione quella salita superata senza fermarmi e senza fatica. Poi ho cominciato ad allungare i percorsi, ad inoltrarmi nei boschi da sola, perché le mie gambe non volevano fermarsi una volta che avevano imparato a divertirsi… e incontrare i cinghiali voleva solo dire correre più forte…

Quando ho raggiunto la consapevolezza di non poter più fare a meno della corsa ho provato la mia prima gara. Ho voluto il confronto, il nervosismo del pre-gara, l'emozione della partenza, la compagnia dei miei simili, i racconti dello spogliatoio. E poi, vanitosa come sono, ho trovato incredibilmente bello, dopo aver tagliato un traguardo,"tirarmela un po'" girando con la medaglia al collo…

Quest'anno le solite garette domenicali non bastavano più. Volevo una prova più grande, volevo la maratona. Ora Roma mi aspetta. Fra dubbi e incertezze, allenamenti duri e faticosi nulla è più come una volta, quando bastava superare una salita per essere felici. Mi hanno detto che alla fine saranno proprio le gambe a tradirmi, a non rispondere più agli ordini della mente, a non voler più correre. Chissà se sarà veramente così. Per ora mi hanno sempre obbedito e di loro posso parlare bene: grosse ma tutto sommato muscolose, reggono bene la fatica, anche se alle volte potrebbero sforzarsi di più. Conoscono quant'è duro correre in salita, quanta potenza scaricare nella discesa, non sanno stare ferme nella griglia di partenza, sono gambe che odiano gli infortuni e il riposo forzato e che fra qualche giorno mi porteranno lontano a correre i miei primi 42 km!

Conosco bene anche i loro limiti: non saranno mai gambe da top model e tanto meno strumenti di seduzione! Nessuno vedendomi in pantaloncini si farà strane idee. Per cui via libera agli shorts di Luciano che sto provando nel piccolo camerino e che, incredibilmente, mi calzano a perfezione!

 

Di Elisabetta Iurilli