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E' quasi giorno e sono già in strada. In questi posti è meglio correre nelle prime ore del mattino, più tardi i marciapiedi del lungomare si riempiono di turisti a passeggio e correre è quasi impossibile. E poi abbiamo concordato con mio marito la classica gita del lunedì dell'Angelo. Il treno parte alle 10. Non c'è quasi nessuno in passeggiata. Qualche spazzino e qualche cane al guinzaglio del suo padrone. Il resto sono piccioni che cercano indisturbati qualche briciola tra le mattonelle rosse della pavimentazione. Faccio la rompiscatole e mi diverto a correre dove vedo i gruppi più numerosi.

 

 

Si levano subito in volo impauriti dalla mia presenza. Un signore con il cane a guinzaglio mi sorride. Pensavo di essere sola, che nessuno mi vedesse disturbare i piccioni. Ma mi rendo conto che il sorriso non dipende da quello: sotto lo spolverino indossa calzamaglia e scarpe da running. Anche lui è uno dei nostri.

Lascio stare i pennuti e rivolgo lo sguardo al mare. E' uno spettacolo. Le onde si muovono calme con qualche increspatura chiara. Il suo colore blu si incontra qua e là con il rosa riflesso dal cielo dell'alba, quando la luna che ancora è alta e ben visibile in cielo lascia il suo posto al sole ancora pallido sull'orizzonte. La natura che incontro non è quella aspra e selvaggia dei sentieri di campagna. Qui è tutto curato da mani abili ed esperte, che sanno far crescere fiori dai colori intensi e dai profumi delicati, che raccolgono le foglie ormai secche e che danno ai cespugli le forme più varie. Niente è lasciato al caso. E inizia la prima salita. Sono ancora fredda, ma le mie gambe reggono bene, la prossima, lo so, sarà più dura. Intravedo il mare dai rami degli alberi ancora un po' spogli. Poche macchine in strada. Posso permettermi di respirare a pieni polmoni. L'odore è quello del mare, ma anche quello dei croissant che vengono sfornati caldi dalle cucine dei numerosi alberghi che sorgono da queste parti.

Arrivo a S. Michele di Pagana. Devio dalla statale e mi metto a correre sulla ghiaia della spiaggia. I miei piedi sprofondano e la mia corsa si fa goffa, ma sono vicina al mare, sento il rumore delle sue onde qui vicine ai miei passi. Una creuza in salita mi riporta sulla strada. Ora inizia la salita dura, quella dell'Hotel Imperiale, che domina la baia di S. Margherita Ligure. Sento il mio fiato farsi sempre più "grosso" e penso alle raccomandazioni di mia madre quando le dico che vado a fare una gara: "se ti viene il fiatone fermati subito!", oppure "guarda che se sei stanca non è necessario che arrivi fino in fondo, fermati prima". Piuttosto taglio il traguardo strisciando sui gomiti …

Arrivo a Santa. L'ultima volta che sono venuta qui eravamo in tanti a correre… che bella la mezza delle Due Perle, quella dei partecipanti vip e dei podisti milanesi che non vogliono più tornare a casa! Non hanno mica torto, lo scenario tra qui e Portofino è davvero incantevole, difficilmente si disputano gare in posti di uguale bellezza.

Alcuni ambulanti stanno montando i loro stands. Adoro le bancarelle e l'atmosfera delle fiere, mi piace frugare tra gli oggetti in mostra, sempre in cerca di una buona occasione, che difficilmente poi risulta essere quella delle promesse. Chissà se al ritorno riuscirò a non rallentare il ritmo della mia corsa per gettare qualche occhiata frettolosa tra i banchi…

Mi avvicino sempre di più a Portofino. Incontro finalmente altri runners che si gustano la corsa mattutina e l'aria frizzante proprio come me. Ci sorridiamo, ci salutiamo, solo alcuni fanno gli indifferenti.

Ecco Paraggi e la passerella a strapiombo sul mare fatta di legno. Qui i miei passi rimbombano nel vuoto. Sotto di me scogli e mare. Non stimo molto la persona che l'ha voluta, ma di certo è la cosa più bella che ha fatto in vita sua. Fisso un gabbiano su uno scoglio . Mi sembra che anche lui mi guardi. Invidio la sua libertà, ma anche io sono libera, lo è il mio spirito almeno, difficilmente rimango imbrigliata dalle ideologie di qualsiasi natura esse siano. Chissà se è un bene… e con questi pensieri giungo in Piazzetta.

I camerieri multicolore dei bar che vi si affacciano, nelle loro divise candide e stirate alla perfezione, sono già al lavoro, malgrado i clienti dormano ancora negli yacth ormeggiati qui di fronte. Le loro braccia svelte sorreggono sedie da sistemare o utensili per le ultime pulizie. Qui tutto rasenta la perfezione. L'ordine viene rassicurato anche dalle auto della Polizia, dei Vigili, della Guardia di Finanza, che si alternano nei loro frequenti giri mattutini di pattuglia. Mi sento un po' fuori luogo in questo posto così elegante. Oltre ad essere una "popolana" sono anche vestita da runner e incredibilmente sudata e di conseguenza maleodorante. L'unica persona che incrocio, vestita di tutto punto con giacca e cravatta, profuma irresistibilmente di Acqua di Giò… Via di nuovo sulla statale!

Fa caldo, sarà una bellissima giornata, di sole e di azzurro come dice Giorgia.

Ho una gran sete. Non mi sono portata la borraccia, ma a Santa Margherita Ligure conosco la mappa delle fontane bene a memoria, proprio come quella delle sue belle vetrine. Oltrepasso il mercatino non senza qualche titubanza e mi tuffo sulla prima fonte che incontro. Mi lavo anche la faccia, l'acqua è bella fresca. Riprendo il mio cammino a ritroso. Di nuovo la salita dell'Imperiale, di nuovo S. Michele, odore di mare, di fiori, di riviera ligure.

Sono quasi a Rapallo. Devo fare il ponte sul fiumiciattolo che dalle alture si getta in mare. Sono un po' stanca e salgo gli scalini sbuffando un po'. Bisogna che mi alleni più spesso qua, ad ottobre i ponti da salire a fine gara a Venezia saranno ben quattordici, e di ben altra entità…

Un 'altra maratona da sognare, da soffrire, da desiderare ardentemente…per ora va bene questo allenamento, in un tragitto ugualmente incantevole.
Sono in orario. Ho un'ora esatta per fare la doccia e mettere i panini nello zaino. E poi via, il treno, e chissà quanti bei posti nuovi da scoprire con mio marito, fin qui la mia corsa era solitaria, ora non più.

 

Di Elisabetta Iurilli