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Mi accorgo che una gara è veramente finita solo al mio ritorno a casa... 

Quasi sempre è sera, infatti, l'occasione dell'evento sportivo è spesso anche motivo di baldoria con gli amici. Parto presto, il più delle volte sola con mio marito e finiamo sempre in lite perché io sono agitata, lui non pigia abbastanza sull'acceleratore e si tarda, non troviamo il posto della partenza o il parcheggio. Poi quando finalmente tutto è a posto mi assale la paura e vorrei tornare a casa e mio marito, che sarebbe certamente più volentieri ancora a dormire...

 

... nel suo letto nell'unico giorno di riposo settimanale, giura, invocando testimoni presenti e onnipresenti, che è l'ultima volta che mi accompagna. Così ogni domenica che partecipo ad una gara. Credo che ormai sia il nostro rito, anche se paura e nervosismo sono reali. La partenza e poi l'arrivo. Io più o meno stanca e gli amici che mi festeggiano e che mi impongono di sbrigarmi nello spogliatoio perché hanno fame. A me invece piace tirarla lunga con le altre podiste. Non si parla tanto di risultati, ma dei nostri figli, delle nostre acrobazie per riuscirci ad allenare, dell'ultimo modello di scarpe da corsa, delle nostre diete, che facciamo una fatica assurda a tentare di seguire.

Poi, vestita e truccata adeguatamente, ma con la medaglia ancora al collo se la gara è stata dura, o per "menaggio" a qualcuno della compagnia, raggiungo il gruppo, notando spesso che alcuni di sicuro sono già con le gambe sotto al tavolo.

Ad ogni luogo in cui mi ritrovo a gareggiare è associato il nome di un ristorante, prenotato con largo anticipo da mio marito. Teme sempre, infatti, che coinvolga lui e gli amici in qualche pasta-party. A me piace molto mangiare nelle lunghe tavolate di gente in tuta da ginnastica, dove il clima è quello di sagra di paese. Mi diverte molto di più che essere coccolata in una trattoria, dove si rischia sempre di eccedere con le calorie. Però capisco anche che gli accompagnatori abbiano pochi argomenti di conversazione in un pasta-party, e così si finisce per rimpinzarci di pansoti o raviolini al plin gustando sapori ed odori che ricordiamo fino alla gara dell'anno seguente.

Nel viaggio di ritorno la tensione accumulata e la stanchezza, ma forse anche la digestione, fanno da padrone su di me, facendomi crollare miseramente sul sedile dell'auto poco dopo la messa in moto.

Così arriviamo a casa, e sono subito alle prese col borsone da disfare. Capisco allora che l'atleta che è in me se ne è andata per dare il posto alla cenerentola che è in ogni donna. Divido gli indumenti dalle locandine pubblicizzanti le prossime gare. Appendo la medaglia con le altre e mi assicuro che la lavatrice faccia bene il suo lavoro.

Emozioni, fatiche, sudore, amici incontrati di nuovo, volti nuovi, la banda che suonava per noi, o così ho creduto, i bambini che danno il cinque, gli sguardi di compassione quando i passanti vedono che stai scoppiando… l'odore del mare o quello dei campi, i compagni che ti fanno coraggio, le gambe che girano, la tua tenacia, le mani veloci di chi ti versa da bere ai ristori, la voce dello speaker sempre più vicina, lo sconforto di quando i chilometri sembrano lunghissimi e la gioia dell'arrivo… a quante cose penso mentre fatico a prendere sonno nel mio letto.

Ora è tutto veramente finito.
Ma domani… chissà se son venuta bene nelle foto!!!

Di Elisabetta Iurilli