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Domenica 29 novembre 2009 si correrà la Firenze marathon. Per accompagnare i pensieri ...agitati, più e diversi, dei quanti avranno la fortuna di parteciparvi, vi ricorro i 42 km 195 mt. del 25 novembre 2007!

Costa - Firenze Marathon 07

Correre la maratona nella "mia” Firenze, un sogno! Arrivammo dopo un viaggio in macchina in compagnia di Igor, la sua Francesca e mio fratello Enrico detto "Buitre"; insieme ad un bagaglio carico di  tante belle aspettative. Avevo prestabilito tutto: prenotazione della pensione "offerta" dalla promo – hotel, legata all'iscrizione della maratona. Scelsi la più economica, intanto era solo per pernottare. Prenotai anche in trattoria alle porte della città...tutto prestabilito, organizzato ...e così fu.

Un acquazzone di proporzioni bibliche, cullò il nostro pranzo. Pranzo non proprio d'atleta. Infatti lasciammo da parte la dieta sportiva, per gustare le prelibatezze della cucina fiorentina, vini compresi. Intanto fuori le tenebre avevano avvolto tutto!

Star li in amicizia e serenità fu meraviglioso, l'accento della parlata fiorentina delle persone intorno simpaticissima. Dovevamo però andare entro le... a ritirare il pettorale dalla parte opposta della città, passando prima però dall'albergo! Tutto in una città sconosciuta. Tutto con l'agitazione di chi come me esce dal "bosco" una volta all'anno!

Trovammo il posteggio a pagamento convenzionato con l'hotel, non tanto per il tariffario (..altissimo) ma per la garanzia di un posto macchina, che ci venne concesso non proprio volentieri. Enrico presentò tutta la "documentazione" delle varie convenzioni, al che ci "aprirono".

Non distante il tre stelle vicino alla stazione. Eden il suo nome, in via nazionale. Due camere doppie, ovvia l'assegnazione dei posti.

Il tempo stringeva e allora via di corsa al villaggio marathon in zona stadio Artemio Franchi, un oceano di persone in cerca del proprio numero. Stand delle varie marche  d'abbigliamento sportivo, massaggi messaggi di ogni tipo e genere. Una calca di dialetti, lingue in un caldo umido impressionante. Prima di sera riuscimmo pure a girare il cuore di Firenze. Il tempo di una pizza nei pressi dell'hotel e a nanna...distrutti!

Da li a poco arrivarono pure Marco e Simone...

Si perché, Simone ha una ferramenta e il sabato come ben si sa i negozi sono aperti.

Marco perché è  Marco! Rinunciò al "contorno" maratona per attenderlo. Insieme giunsero intorno alle 23, giusto in tempo per andare a letto. I pettorali li avevamo ritirati noi, tramite delega scritta in loro vece.

Dire che in quella notte si dormì è puro eufemismo. Da una parte la mia agitazione di sempre, dall'altra quella di mio fratello all'esordio in maratona.

Enrico peraltro giunse all'appuntamento podistico più importante della sua "carriera"  costipato. Via respiratorie intasate, ed un principio di febbre. Io a ripetergli come un "disco rotto",  che dal trentesimo in poi  sarà un calvario. Che occorrerà tutto e di più, oltre a tutte le altre raccomandazioni di tipo fisico-nervoso.

Non fossero bastati i nostri tormenti, le paure, dalla strada gli schiamazzi notturni contribuirono a tenerci desti. Oltre al  traffico veicolare, le voci, le urla di quello che si consuma ogni notte  tra "passeggiatrici" clienti ed "accompagnatori". Il caso volle che una semplice arteria stradale diurna, si trasformasse in una via dei "desideri effimeri" la notte! In verità nel pomeriggio notammo ben due  sex shop lungo la via.

Pensammo che fosse bizzarro, ma ci potesse stare visto i tempi e i vuoti nei quali soffoca  la nostra società.

La sveglia era fissata alle 5.  Alle cinque e trenta infatti la colazione non aspettava nessuno. Vita dura quindi per  gli assonnati, i sognatori e i stralunati. In camera nostra non vi fu bisogno di nessun avviso, addirittura dormimmo già vestiti d'azzurro, come ulteriore inutile precauzione!

La colazione fu puntuale e ricca, ci accorgemmo che il Vittoria era popolato da soli  podisti. Podisti che alla chetichella si accomodavano nella sala giorno. Gli occhi gonfi, capelli dalle pettinature  rabberciate, canotte geografiche, pettorali spillati al cuore, animavano l'alba del tre stelle.  Il "locandiere" gentile e divertito da questo inusuale "spettacolo" messo in scena da uomini semplici, con gesti goffi e divertenti.

Fui chiaro con tutti. Io vado!

Nel senso che una volta pronto sarei andato ai bus navetta, senza aspettare nessuno, fui categorico, ma onesto!

Magari questa mia "fretta" non fu digerita bene dai miei compagni d'avventura, ma io dovevo dar retta ai miei battiti alla mia "sprescia" ( in volgo genovese...agitazione). I bus dell'azienda municipale fiorentina erano nei pressi della stazione Santa Maria Novella; puntuali come piace a me. Arrivammo dopo un breve tragitto nel quale sobbalzando aggrappati ai tubi del bus, ripassammo a mente la "lezione" che da li a qualche oretta dovevamo recitare.

Di fronte altri e più maratoneti con i quali si stabilì una complicità solidale. Nei brevi minuti del trasporto fiumi di parole e risate, a fronte di tensione, timore e pressione.

Si… pure quella, perché "volere volare" tutti ci si era posti dei traguardi.

Lungarno fu teatro del ritrovo, numerosi camion ai margini atti a deposito borse. Tutti ordinati dai numeri progressivi dei pettorali. La mattina che andava a nascere era tipicamente  novembrina, tanto grigio, non minacciante pioggia.

Guardavo estasiato in lontananza Ponte Vecchio. l'Arno scivolava via senza accorgersi della presenza di un fiume umano a lui parallelo.

Lassù in alto Piazzale Michelangelo attendeva paziente la moltitudine umana, per darle temporaneo "asilo".

Giungemmo nel piazzale tra i primi, foto di rito eseguite da Francesca meravigliosa stakanovista della due giorni. Non si lamentò dei ritmi ai quali l'avevamo costretta sopportare, fu encomiabile.

Dall'alto Firenze si mostrava nel suo vestito autunnale. Ricca del suo fascino, dipinta nei suoi colori, del suo carisma.

Sapeva che io ero li per lei, sapeva che mi ero presentato per dirle che faccio parte di lei. Il tempo intanto andava a migliorare, lasciando intravedere qualche flebile raggio di sole tra le pieghe del tendone grigio in alto nel cielo.

File di bagni chimici presi d'assalto da centinaia di persone. Arrivai (arrivo) a pensare che in tantissimi come “lassativo omeopatico” invece delle solite erbe o confetti, usufruiscano della maratona.

...non ci andrei neanche sotto la minaccia di una pistola!!!

Una volta in "gabbia", nell'attesa della partenza ci dividemmo,. Nell'iscrizione era richiesto il tempo in maratona con la conseguente "separazione" fra i vari ranking. Igor col tempo impressionante della maratona di Alessandria, la Marengo più avanti, a seguire me medesimo, finendo con Buitre, Marco e Simone.

Ebbi modo di assistere a scene di vera "follia" umana. Gente che scavalcava le griglie per entrare nella gabbia, mettendo a repentaglio l'incolumità dei già pressati e in regola presenti. Gente far la pipi dentro a bottigliette e borracce di plastica.

Gente spingere forse per auto invitarsi al "tavolo" dei top runner, o solo per bieca stupidità...chissà.

La partenza fu data in ritardo di 20 minuti causa tempistica televisiva. Lo sparo liberò 8/9 mila persone, come l'acqua di un invaso montano che alzato le chiuse consente di sfogare tutta la forza che ha in esso!

In verità, prima di poter  camminare e  correre dovetti attendere diversi minuti. Sebbene l'arco gonfiabile non fosse poi così distante, la concentrazione umana era tale, da non permettere appieno lo "sfogo"  dell'esondazione. Effetto del tutto simile ad un castello di sabbia in riva al mare.

L'onda marina colpendolo lo destabilizza, ma non è un crollo verticale, è più un lento tracollo!

L'emozione era palpabile, andavo in cerca di palloncini, quelli dei "pacemaker" erano li più avanti, non distanti ma restavano irraggiungibili.

Cercavo quello delle tre ore, un'idea  scellerata, un obiettivo che andrò poi a scoprire troppo grande per me. L'inizio era invitante: due chilometri in leggera ascesa, finiti i quali iniziava la discesa che ci avrebbe portato all'ingresso di Firenze per Porta Romana. Il tutto   stando attenti a non essere investiti da podisti invasati che saltando aiuole, spingendo e tagliando la strada agli altri cercavano la meglio rotta. L'effetto sonoro scaturito da questo interminabile serpentone, fatto di uomini, di donne, di hand biker, di sogni, di speranze ed attese, era di tipo "torre di Babele" . Una misticità  di dialetti italiani fusi con lingue straniere.

Unico passe partout,  il sorriso nel quale indelebile vi è impresso il saluto, il rispetto e la gentilezza. Ricordo che più volte fui colpito da calpestii certo involontari, pericolosissimi. Corsi per parecchi minuti  quasi in "verticale", senza poter stendere il compasso della falcata.

Cadere significava essere calpestati da una mandria di "tori inferociti".

E si che avevo letto le precauzioni riguardo l'inizio gara che favoriva la velocità,  favore che si sarebbe pagato a caro prezzo,  andando a "bruciare" troppa benzina, restando a secco di carburante nel finale. Ma io testone quale sono, mi feci trascinare lungo la discesa cullando chissà quale impresa.

Raggiunsi e superai i "palloncini", corsi diversi km sotto i quattro, una pazzia.

Arrivati a Porta Romana lo spettacolo che ci apprestammo a vivere fu favoloso. In tantissimi dietro le transenne a tifare chicchessia, guance truccate a bandiere nazionali, cartelli con slogan inneggianti a papà, a mamme, mogli e mariti. Applausi ed incoraggiamenti dispensati a braccia larghe per tutti.

La fatica? Neanche si sentiva, trascinati dall'entusiasmo di quelle persone generose nel regalare entusiasmo.

Il "delirio" generato dagli acclamanti, sfocia nel trasbordo psico - sensoriale. Metto le ali ai piedi, supero l'ottimo pacer e lo allontano.
Intanto il sole scalda un asfalto umido, Firenze chiude l'ombrello e sbottona gli impermeabili. Le montagne intorno alla città, dighe insormontabili per gli eserciti di nuvoloni neri come " l'inferno " che leggo in una locandina del giornale LA NAZIONE.
Zona stadio Artemio Franchi, ed impianti attigui Ridolfi da una parte, stazione attigua Campo di Marte, con le squallide scritte spray delle marmaglie pseudo tifose calcistiche.
Ebbene sfiorando un'edicola con la serranda abbassata, nella cui entrata resta l'ultima locandina del quotidiano.
Firenze:...""Per anni un fratello abusa delle due sorelline, arrestato"".
Tutto d'un tratto la mia "macchina umana" subisce una contrazione. Come se mi si fosse rotta la cinghia di distribuzione. Provo per un attimo ad avvicinarmi al dolore di queste vittime innocenti. Penso alla loro solitudine, al loro terrore. Cerco d'immaginarmi l'ignobile che perpetua codesta violenza. Maledico tutti coloro che intorno a questa misera vicenda, hanno girato le spalle, hanno chiuso gli occhi, tappati le orecchie. Provo ad ascoltare le loro grida d'aiuto!!!
Prego per queste due bimbe che possano trovare braccia gentili, amorevoli che leniscano il dolore, col tempo magari, possano restituire l'infanzia persa.
Mi era già successo guardando il film "IL MIGLIO VERDE" con Tom  Hanks. Nella trama del film, un tale conquistò la fiducia di due sorelline e le violentò prima di ucciderle. Non sono più riuscito a guardare quel bellissimo film.
Le mie "sofferenze" di vita e di podista sono particelle di atomi rispetto all'universo di squallido orrore perpetrato da queste parti.
La corsa continua, non so più quando entro in crisi, perché al passaggio dal Duomo ho un sussulto, quasi rigenerato dal tifo dei tantissimi curiosi...
Uscendo dal centro arriviamo alla zona parco delle Cascine, la mia Waterloo.
Trentesimo km guarda caso..

...l'ingresso al parco attraverso una passiera, sotto il fango della pioggia del sabato, giorno in cui Firenze si veste a lutto, per piangere  la prematura scomparsa di Manuela, la moglie di mister Prandelli scomparsa giovane per una grave malattia.

Dieci metri in curva, leggerissima ascesa per immettersi in un infinito rettilineo. Tre chilometri alberati a doppia carreggiata, opposti, significa avanti e indietro totale sei. Nei prati sconfinati, partite di pallone, passeggiate, picnic, cani al "pascolo".

Lo sconforto mi assale, non c'è peggior sorte di essere in rettilineo quando la "macchina" fonde il motore!

Mi accorgo del mio vagare alla "deriva" dagli altri "tronchi" che rotolando a valle mi passano, alcuni mi scontrano, tutti accecati dalla fatica.

Non posso farcela cammino, maledico l'inizio a “spron battuto.”  Mi urlo nella mente:

“”MALEDETTO...SEI IL SOLITO IMPUlSIVO e ora come facciamo a tornare a casa...MALEDETTO...MAI PIU' è l'ultima volta che ti seguo!!! “”

Ingurgito mille tavolette enervit ...nulla servono.

E' la testa che ha mollato, cammino per quasi tutti i 3 km dell'andata, raggiungo il curvone che immette nell'altra carreggiata.

Timidamente mi rimetto a correre, è un trascinarmi senza voglia, penso alle mie aspettative, di  averle deluse, penso che non riuscirò mai a vedere cosa c'è oltre al muro delle tre ore, il sapore che si sente, l'aria che si respira oltre quel limite.

Leggo come fai te le canotte di chi mi supera, è un modo per non pensare al momento in cui verso. Trovo solidarietà in alcuni altri che sono come me al gancio, basta lo sguardo senza fiatare. Uno urla che è colpa della maratona di Ferrara da poco corsa in primavera che lo ha illuso di potercela fare.

Anche lui si aspettava un tempo da sogno. Altri nel loro logorarsi urlanti: è colpa del tempo, il tempo... sia atmosferico, e quello maledetto del cronometro, l'obiettivo che trasforma piccoli uomini come me in approssimati "Don Chisciotte".

Una canotta coi 4 mori mi fa esclamare: di dove sei? Sono di Orosei. Che bella la tua terra...io, io sono di Firenze!

A quel punto dopo aver pronunciato Firenze il motore si rimette in moto, non viaggerà più come in principio ma si rimette in corsa.

Arrivai al 40esimo chilometro quello della piazza del Duomo, farne parte, riempiendolo con la mia  figura, senza ombra intorno una magia. Il campanile talmente alto e dritto ...ma come faceva ad essere così perfetto!!!
Istintivamente guardai il cronometro al polso. In realtà un semplice orologio acquistato all'Outlet di Serravalle scrivia.
Anni fa comprai un paio di jeans e al momento di pagare ,alla cassa la graziosa commessa rivolgendosi con un filo di voce mi disse:
<  vuole mica anche un orologio per 5 € in aggiunta al prezzo dei pantaloni? >
Io rapidamente annuii. A "memoria", e pensando che in fondo correndo un pezzo di crono sicuramente mi sarebbe venuto utile, fosse non altro per le ripetute, che senza un "tempo" da regolare ed inseguire mi diventavano difficili correre!
Ebbene il crono segnava tre ore ed un minuto. Pensai che in fondo correndo gli ultimi due chilometri a tutta, mi sarei potuto mantenere sotto le tre ore e dieci, risultato mica tanto da cacciare via.
Invece di stimolarmi queste considerazioni non fecero altro che sortire il risultato opposto!
Mi rilassai al tal punto, convinto di avercela fatta che mi "sedetti" letteralmente. Lungarno della Zecca Vecchia, in impercettibile pendenza negativa, la smania di arrivare fecero il resto. Correvo e mi guardavo attorno, osservavo la gente ai margini della strada...loro. Io invece al centro della carreggiata "unico" protagonista! SOGNAVO che tutte quelle persone erano li per aspettare il mio transito; per acclamare il passaggio del "figliol prodigo...di Firenze".
Non m'importava nulla del fatto che prima di me altre settecento paia di gambe avevano calpestato i Sanpietrini imprimendo nel suolo fiorentino la loro impronta.
Eppure guardando tra la folla festante non riuscivo a trovare il cartello indicante il 41esimo. Che strano, pensai di non averlo letto in preda al delirio di "onnipotenza" sopra descritto.
Sgranai gli occhi ormai "deformi" alla sua vista, quando comparve in basso poggiato su i una transenna.
Capii che anche il miraggio di restare sotto i dieci era destinato a svanire. qui si trattava di ritornare ad essere umili, pazienti ad avere paura di non farcela. Tutti fattori che si uniscono sotto un' unica bandiera quella della modestia.
Tra il 41esimo e l'ultimo chilometro infine l'incontro con un bambino penso fosse di etnia rom. S'infilò attraverso le transenne e si mise a correre al mio fianco. Farfugliando parole a me incomprensibili.
Compresi quello si, la vitalità di questo ragazzino, vestito con abiti approssimati, correre libero, felice.
Felicità rappresentata da un sorriso sgargiante, per un attimo sfuggito alle "catene" dell'elemosina, libero di sentirsi un bambino come tutti gli altri, come i nostri!
Corse non so quanto, come una "lippa", più forte di me e di altri dinosauri nei pressi. poi d'un tratto dopo una curva sparì. Le "catene" alle quali era legato si rinsaldarono ai suoi piedi.
Le ultime curve ed eccomi in uno dei salotti bene dei fiorentini. Lo show finale e l'arrivo in PIAZZA SANTA CROCE , tappeto rosso in terra, l'emozione mi rese "pazzo" di gioia ed orgoglio, occhi rivolti al cielo, cercando i volti dei miei cari, passando in rassegna il mio film. Non piansi però, come in occasione della prima maratona quella di  Torino...
...Il film dei 42195 metri volge ai titoli di coda. In una atmosfera surreale seguo il lunghissimo "sentiero di fuga" deputato a smaltire il mucchio esausto umano!

Mi vestono al collo, con i nastrini bianco e rossi colori di Firenze...nastrini che cingono il medaglione

"d'oro" di inestimabile valore. Sono una "star"!

La tregua meteorologica   è terminata. Una pioggerellina fitta fa la sua comparsa, intanto mi "strappano" il microchip dal 1030 in cambio di una cinque euro.

A mano aperta tengo stretto al cuore quel che resta del pettorale nessuno mai e poi mai lo sfilerà dal mio petto. Non trovo Igor, ma è meglio che sia tutto per la Francesca, giusto così. Il freddo mi attanaglia i brandelli, la "coperta" argento inutile. Piove mi avvio quasi in trans verso i bus,

<...e gli altri? Non li aspetti? > sembra dirmi la coscienza. Sono "finito", per terminare la maratona, ho dato tutto e oltre me stesso, tanto da non poter concedere altro. Provo vergogna perché da qualche parte c'è ancora mio fratello e... i miei fratelli.

Mi sento come Pietro ""Nell'orto degli ulivi..." quando negò di conoscere Gesù!""

L'uomo quando è allo strenuo  delle sue forze accentua tutte le sue debolezze...

Tornando ai bus parallelamente al 41° intravedo Marco. Ha gli occhi lividi di dolore, bestemmia.

(mi spiegherà in albergo che gli è scappata pensando alla morte prematura del padre...è arrabbiato, perché non era pronto, non si è mai pronti!)

I bus non ci sono, tremo dal freddo e dalla stanchezza. Le braccia cristallizzate dai sali minerali esausti...

Mi dicono che prima di un'ora non transiteranno, indicandomi all'orizzonte una strada che conduce in una via, dalla quale si passa per una piazza che poi immette in...insomma un rompicapo!

Sarà stata la disperazione, sarà stata la paura sicché m'incammino. Le gambe si trascinano mestamente, senza aiutarmi. M'infilo in una via che immette nel centro storico. Grazie all'ammutinamento delle gambe, al passo che mi concedono ho la meraviglia di scoprire la bellezza di quello che mi circonda. Palazzi storici, sedi di musei, di mostre d'arte... uscieri in livrea. Tantissimi ed immancabili turisti con gli occhi all'insù, in cerca della "sorpresa" dell' ohhh...

Penetro fino al cuore di Firenze, dove pulsa il suo cuore. I suoi battiti hanno la stessa frequenza del mio.

Evidentemente non importa quanto abbia vissuto a Firenze. Probabilmente lo hanno regolato alla nascita, così che tutti i cuori fiorentini possano battere all'unisono pur sparsi nel mondo.

Dopo diverso tempo e di ritorno dal viaggio nel tempo, arrivo alle stelle di via Nazionale. Mi trascino in camera, una doccia e mi stendo nel letto. La coscienza viene a bussare, mi rode e mi duole!

<...e i tuoi amici? Non ci pensi? Sei stato un'egoista! > Intanto i cell. negli zaini dei compagni, squillano ad intermittenza sono alla ricerca di pace. Non posso rispondere cosa potrei dire? Non posso mica dire di averli abbandonati. Sono un vigliacco!

Mi alzo e mi metto alla finestra li aspetto con il capo cosparso di "cenere". Finalmente arrivano, loro si in gruppo, tutti uniti, veri amici. Tanto dal non dirmi nulla anzi, Enrico è arrabbiato:

<...e se fossi morto? Meno male che c'era Igor!!! >

Non cerco giustificazioni, solo il loro perdono...che puntualmente avviene!!!

La festa prosegue per le vie sottostanti, brindisi con birra spuntini e spumantini...

Tutti felici e contenti.

Dimenticavo...

Non ho scritto della lezione impartitami da Firenze.

E’ stata "violentissima",  mi ha insegnato ad essere migliore. O almeno a provarci...

Ne faccio tutt'ora tesoro!!!

 

Gilberto Costa