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Corsa a tappe negli States. Un’esperienza plurale. (Si raccomanda la lettura ad un pubblico moderno e la pazienza di aspettare i prossimi giorni per la seconda e ultima puntata)

hood to coast - km sport team

Il cielo è pulito, neanche una nuvola. L’aria è, come si dice in questi casi, frizzante. Sai quell’effetto acqua gassata ghiacciata? Ecco, quel lavoro lì. C’è un sacco di gente che si frega le mani e si batte sulle spalle, come in tutto il mondo. A me in quei momenti piace osservare la gente che parla, alternando saltelli, facendo uscire il vapore acqueo dalla bocca; e più c’è freddo e meno le bocche si intravedono attraverso l’anidride carbonica espulsa con energia di tosse.

Siamo in agosto, ma oltre i duemila metri di altitudine. Mi soffermo anche a guardare il tabellone del Crono, che sensazione, mi fa star bene.  Roba da mati.

 

 

Siamo a Hood, sulla montagna dove Jack Torrance un insegnante disoccupato, scrittore fallito con un problema di alcolismo, decide di accettare il lavoro di guardiano invernale in un enorme hotel, ah quello lì è Jack Nicholson ed il film è Shining e vi dirò che la tensione che abbiamo è come quella che suscita la visione del cult.  Paura. Una montagna vera di 3.429 metri pervasa dal nulla, a nord dell'Oregon degli Stati Uniti, un ex-vulcano.

Guardo tutto con distacco, forse è la dimensione tempo che mi stravolge, per me è notte fonda, ma c’è il sole allo Zenit. Pensare al 50% della mia famiglia  dall’altra parte del mondo, pensare a tutto, ma soprattutto a Carlo, il mio bambino che è qui in America con me, ma ora è con delle persone eccezionali, le famiglie dei miei Amici. Domani sarà all’arrivo a Seaside, in spiaggia ad aspettarmi, non vedo l’ora.

Ascolto con noncuranza il cow boy che urla dalla torretta di comando a latere del baldacchino di partenza, credo che non lo capiscano nemmeno gli indigeni; parla come se avesse tre Chewingum sotto al palato forzando una voce roca, un Fausto Leali del Texas per capirci. Mi guardo intorno e nonostante il fatto che siamo in America il contesto è un decimo delle nostre non competitive, solo che ci sono messicani, svizzeri, giapponesi e chissà quante altre nazionalità, una Babilonia. Quel che è certo è che siamo gli unici italiani … gli unici accreditati, meglio di così … cosa c’è? Diciamo la verità, gli italiani sono odiosi. Se sono poveri e ignoranti cercano di fare i furbi, se sono ricchi ed intelligenti vantano pretese da antica nobiltà (ah la middle class da noi se n’è andata con le mezze stagioni), se sono ricchi e ignoranti non ne parliamo neanche e se son poveri ed intelligenti son dei rompicoglioni, ed invece l’America è altra cosa.

Questi americani, la democrazia, l’hanno metabolizzata (poi magari vanno in guerra ogni tre per due, ma questa “forse” è un’altra faccenda e sta tutta nel DNA del conquistatore del West) . Noi, invece, la abbiamo accettata come un giorno di pioggia invernale; come qualcosa che blocca, che ci rende tutti uguali mentre noi siamo uno più furbo dell’altro e ci  incu…amo a vicenda; ed è bello perché loro ci guardano e ridono e ci guardano con quell’espressione che noi riusciremmo a fare solo guardando un matrimonio Curdo. Non voglio parlare di politica, è che ci ho fatto molto caso, perché prima di imbarcarmi per gli States, a costo di rischiare una denuncia per gerontofilia, sono stato per la prima volta a Rosolina Mare, e poi sono andato in California senza passare dal Via. Cos’ho notato di diverso tra le due località marittime? L’età media, oltre ai grattacieli e alle macchine lunghe. Noi siamo vecchi ed in località marittime come quella sopracitata c’è la categoria che meglio ci rappresenta: i nati prima della grande guerra. Sono quelli che, purtroppo o per fortuna, non l’han combattuta, ma eran già grandicelli.  Per fortuna: perché non è sicuramente una bella cosa; purtroppo perché si sono dovuti subire un periodo di M… , il dopoguerra. Lo hanno subìto in silenzio perché quelli più vecchi altrimenti avrebbero detto loro: “ma tasi, cosa vuto saver ti?  Che no t’è gnanca fato la guera”. In quel periodo le cose andavano male, c’era la fame, ed è proprio la fame che li ha portati a diventare furbi, a passare davanti quando c’è coda. Mors tua vita mea. Noi siam figli o nipoti di questi e quando vediamo che trenta persone sono in colonna per andare in un bagno chimico in mezzo al bosco, come sta succedendo qui negli States, noi li guardiamo perplessi e la facciamo contro un albero (peraltro non sapendo che la penale è la squalifica di tutta la squadra). Gli americani invece sono rispettosi del prossimo come insegnava il povero Gesù. Pensate, si fermano per farti attraversar la strada anche se non ci sono le strisce, noi investiamo i pedoni anche se ci sono e quella volta che qualcuno si ferma, in Italia, per farti attraversare, quasi sempre è tedesco, e lo ringraziamo!  Come ringraziare uno che si è fermato allo stop … roba da mati.

Per capirci, in America, per organizzare una gara a squadre di trecento e passa chilometri con 1023 equipaggi da 12 staffettisti cadauno, ci vogliono poche persone.  E sapete perché? Perché tutti i partecipanti hanno letto il regolamento e lo rispettano. Risultato: un sacco di persone educate che aspettando il proprio turno, non creano bolge e di conseguenza le cose funzionano. Da noi, che paradossalmente siamo organizzati cento volte meglio, perché siamo capaci, addirittura per non farci trovare impreparati facciamo venire tutto il gruppo organizzatore, i volontari, quelli della Croce Rossa, i Boy Scout, gli Alpini e la guardia Svizzera col papa … tedesco! Per una gara di pochi chilometri. Il risultato? E’ cento volte peggio, perché noi, italiani, ci si presenta: con il certificato scaduto (ma solo di un giorno quindi sono degli stronzi se non lo accettano), con un euro in meno (e sono dei taccagni se non accettano), in ritardo (ma solo di un minuto ed è domenica e non stiamo lavorando quindi non devono esser pignoli) etc etc.

Sono in Oregon, a Portland, per la Hood to Coast e me la  godo. il Team, tutto, si chiama Kmsport. In realtà io,  lista civica, sono  con 5+ Latin Marathon Lovers sul Van 1 ed il Van2 è costituito da 3 veri Kmsport e 3 amici di Vicenza. Sta gara è tipo una M. Baldo - Mare adriatico a staffetta. Ognuno di noi deve correre 3 tappe da 10 km circa ogni 4 ore circa. Dura 24 ore, per noi, atleti di “mezza bigogna”. Dura una vita perché durante c’è di tutto: il rifocillarsi, il dormire a turni, gli spostamenti, il tifo, l’assistenza, i massaggi, i crampi, le contratture, i non ce la faccio, i ce l’ho fatta, i che casso ghe fasso qua, insomma di tutto, anche i cuscini. Per fortuna con degli amici, persone in gamba, degl’americani targati VR.

 

Figura 1 massaggio pre-gara sul monte Hood. Matteo ed io.

 

Correre per una giornata per un chilometraggio così significa correre in tutte le situazioni. Con il sole, la nebbia, il buio, in montagna ed al mare.
Siamo pronti, speriamo non piova, il primo staffettista è il Nando, il nostro eccellente coordinatore.

Bisogna aver dichiarato i tempi e le tratte che si faranno, bisogna organizzarsi con cibo, con GPS, con abbigliamento, furgoni o Van e tante altre cose per fare a piedi trecento e passa chilometri in dodici. Quindi riunioni, mappe e tanta tensione.

 

Figura 2 Un momento della riunione.

 

Tensione che da’ vita anche a situazioni pittoresche come quando Giorgio di Vicenza, ripercorrendo le proprie tappe con il dito sul foglio dice:
“Ma co’ rivo sul fiume … traveso el ponte?”
“…" silezio.
“No … guadelo!”
Allora, i più forti faranno le tappe più dure, i più strassi  le altre… ma ognuna delle trentasei tappe ha qualcosa di duro: freddo, caldo, sonno, salita, discesa.

Allora l’organigramma è cosi strutturato, Van1: Nando Memo lo skipper, Palla Vobis il navigatore e tattico-stratega, Pat Garret il prodiere acrobatico, Io probabile Caprone Espiatorio il pitman, Russell Crowe l'uomo all'albero a stretto contatto con il pitman, specialmente durante l'issata delle vele, Mirio Spaggiari lo sewer, un lavoro duro e l’unico ospite una donna che sa esser simpatica nonostante sia bella: Conny ; Van2: Stanzy l’armatore, Cen aiuto sewer con responsabilità della stiva (logistica), Alex addetto al mal di mare, Maicon, Giorgio e la sua amata Barbara sono grinder, i veri motori di una barca a vela e Nanda la Fotografa.

 

(fine prima parte)