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Viene, prima o poi, il momento in cui della corsa sei solo spettatore, perché il tuo fisico si è ribellato alle tue "tirate" e ha ceduto, costringendoti a un periodo di riposo.

D'improvviso mi rendo conto di tante piccole manie che costellano la mia giornata, prima fra tutte quella di tormentare il sito del meteo per vedere se il fine settimana correrò col sole. Le mie domeniche sotto l'acqua si sprecano. Ho imparato ad amare la pioggia, quando le gocce ti bagnano tutta e i rari automobilisti che incontro stanno attenti a non aggiungere i loro schizzi sui tuoi indumenti. La pioggia mi fa sentire un tutt'uno con la natura. Tutto viene bagnato in ugual misura. La pioggia è democratica. Però correre col sole…

 

 

... e poter respirare l'aria di primavera, di erba appena tagliata, i fiori, gli animali che si risvegliano e i tanti giovani o meno giovani che con la corsa ci provano, muovono i primi passi per colpa di quei chili messi su durante l'inverno… è tutto più bello col sole.

E' lo stesso se sarà o no una bella giornata domenica, anzi col cielo sereno la carogna per lo stare ferma aumenterà.
Sempre su internet l'occhiata di sfuggita alle gare che mi perdo, alle domeniche con l'alzata presto e l'adrenalina in corpo… tutto da rimandare.
A stare ferma non ci riesco. Un giro sulle bancarelle ad Alessandria, occupo così un sabato di sole e di festa sottratto allo sport.

Quando credo di distrarmi con la confusione simpatica della sagra cittadina alzo gli occhi e vedo la uno striscione fra le case con scritto a caratteri cubitali PARTENZA cui segue uno poco distante STRALESSANDRIA 8 MAGGIO. Guardo la caviglia e penso che non sarà ancora possibile, ma poi l'attenzione dai banchetti si sposta alla pavimentazione del percorso di gara, allo studio dell'altimetria, alla larghezza delle strade…

Sono di nuovo a casa con la gamba su una sedia e il ghiaccio sopra. Forse i banchetti erano troppi, forse ero ancora troppo debole, ma il medico aveva detto che una settimana di riposo sarebbe bastata, poi avrei nuovamente corso e invece… Già, non mi sono resa conto che il dottore mi stava solo addolcendo la pillola. Ci conosciamo da una dozzina di anni, ma non mi aveva mai visitato prima. Ci siamo sempre visti in autostrada sul luogo di un incidente, le corse affannate prima con la sirena accesa poi con la barella tra le mani, e i nostri gesti veloci, la sua calma e il suo sangue freddo, la voglia di vincere un destino avverso, di togliere il dolore. L'ho sempre stimato per la sua capacità di insegnare sempre qualcosa di nuovo in ogni situazione a noi volontari, che abbiamo tanta buona volontà, ma le conoscenze medico-scientifiche sono purtroppo solo quelle di base per il primo soccorso.

Le mie giornate, quando sono in buona forma fisica, mi vedono in casa solo poche ore. La mattina presto infatti corro, poi il lavoro che mi assorbe tutto il giorno e a giorni alterni la sera in palestra. Penso sempre di non dover farmi rimproverare le mie assenze e così, quando ci sono, è tutto uno stare dietro ai fornelli fino ad ora tarda, stirare o impiegarmi in mille faccende domestiche.

Ora invece sono padrona di quel tempo che rincorro sempre con affanno. Riesco addirittura a sedermi sul divano e a ricamare…
Guardo mio marito seduto vicino a me. "E' questa la moglie che volevi, vero? Calma, ago e filo in mano, si guarda la tele insieme…" "No, perché non sei felice". Bravo Beppe, obiettivo centrato.

 

Di Elisabetta Iurilli

 

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